La piramide di Maslow

La piramide di Maslow
Tonino D’Orazio, 6 marzo 2014

Questa scala di bisogni, concepita tra il 1943 e il 1954 dallo psicologo statunitense Abraham Maslow, è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell’individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L’individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come “La piramide di Maslow”. I livelli di bisogno concepiti sono:
1. Bisogni fisiologici (fame, sete, respiro, alimentazione, sesso, sonno, omeostasi)
2. Bisogni di sicurezza, (sicurezza fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà)
3. Bisogni di appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità sessuale, identificazione)
4. Bisogni di stima, di prestigio, (autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco)
5. Bisogni di realizzazione di sé, realizzando la propria identità, le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale. (Moralità, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi).
Perché un commento su questa scala?
Semplicemente per vedere a che punto è la classe operaia, o lavoratrice, o sottoproletaria, o senza lavoro.
Se la scala per la realizzazione di sé stessi o del proprio ceto di appartenenza prevede una ascesa per essere individualmente soddisfatti non mi sembra sia oggi eccezionale.
Se il lavoratore negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso poteva dire con certezza che almeno (“toccando il cielo con un dito” come dice Bertinotti) fosse salito al secondo gradino, oggi bisogna ricredersi e capire che qualcuno, formalmente, lo ha riportato al primo.
In quegli anni, soprattutto con lo Statuto dei lavoratori, un operaio, un lavoratore, poteva ritenere di aver soddisfatto le esigenze del primo scalino. Anzi furono anni di piena stabilità anche nel secondo scalino, quello della sicurezza. (Se togliamo i rischi di attentati o stragi di Stato). E anche del risparmio.
Era anche nel terzo scalino? Penso di sì, soprattutto per quanto riguarda l’identificazione. In quegli anni molti intellettuali ritenevano possibile una vera egemonia culturale del movimento dei lavoratori.
Possiamo dire, per molti, alcuni elementi del quarto gradino? Per esempio l’autostima per sé stessi anche nella valorizzazione del proprio lavoro. Possibile anche la realizzazione di sé stessi per gli artigiani e il rispetto sociale. Nel quinto, probabilmente anche tratti di creatività, di moralità nel difendere e appartenere al proprio ceto, e di spontaneità. Questi elementi sono trasversali, e non necessariamente in graduatoria, della caratteristica del genere umano ma anche delle persone “tranquille”.
Vogliamo tornare indietro ai giorni nostri? Lasciamo perdere, del quinto gradino, le caratteristiche del genere umano che si sono un po’ perse nella nostra società. La moralità complessiva non è più la stessa. Come spiegare i milioni di votanti che corrono da vent’anni dietro un affabulatore ladro, condannato e pedofilo. La spontaneità fa figura di ingenuità. La creatività ha un costo economico al più offerente. E’ arte solo se si vende. I problemi possono risolverli solo quelli che hanno denaro e l’assenza di pregiudizi sta fortemente diminuendo creando scontri di classi che tutti tentano di negare.
Quindi anche scendendo al quarto livello troviamo che si possa difficilmente avere autostima se si è impediti dalla realizzazione dei propri desiderata. Nella diffidenza individuale in questa nostra società, dovuta anche ad una competitività costruita ad hoc, diventa difficile trovare stima e rispetto reciproco.
Parimente difficili sono gli elementi del terzo scalino perché si saldano fortemente agli altri due inferiori. L’amicizia è un dato umano e possiamo considerarlo ancora un elemento positivo. Ma l’assenza di sicurezza dello scalino due non permette la tenuta dei legami familiari. Sono ormai uno su due i matrimoni che saltano. Anche l’intimità sessuale si rompe in una ricerca spasmodica, spinta fortemente anche dai mass-media e dai gossip, di edonismo extra. Sono per esempio aumentate al 75% le infedeltà coniugali, sia maschili che femminili. Nessun giudizio moralistico, ma è una realtà che indica uno spasimo del vivere tipica della cultura borghese.
Dobbiamo precisare adesso che i lavoratori, gli operai, sono cacciati dal secondo gradino sul quale erano riusciti a salire per pochi anni.
Non c’è più sicurezza, né di lavoro stabile o occupazione (precarietà, fine del tempo indeterminato, deindustrializzazione, perdita dei diritti e della dignità, ricatti continui volti ad un maggiore sfruttamento …); né fisica (aumento di decessi e infortuni Inail, sul lavoro e sulle strade, su furti rapine e attentati, la drammaticità sociale ne acuisce gli effetti …); né di salute (il costo personale sta diventando impossibile a molti, cfr diminuzione drastica delle visite mediche specialistiche, aumento dei ticket e dei medicinali, liste e tempi lunghi …); né familiare (senza lavoro la famiglia spesso non regge, tensioni …); né di proprietà (le case o i terreni sono possedute dalle banche fino a pagamento mutuo completato, sempre più difficile arrivarci; ingiustificabili spese notarili, ma le tasse sono per i “proprietari”; né le automobili, con tutte le accise sui carburanti, bolli, Iva, assicurazioni, revisioni, tasse proprietà ecc…) di cui è difficile parlare di appartenenza, a conti fatti è tutto o quasi dello Stato o di altri. Una cresta continua.
Infine possiamo dire con certezza che gli operai, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati sono stati ricacciati, al primo scalino, quello della mera sussistenza fisiologica. Bisogna forse incominciare a intravvedere anche un sottoscalino, per molti. Lasciate ogni speranza di tornare a qualche scalino superiore. Ci sono voluti decenni per salire. Per scenderne solo due decenni. Lo scontro tra soggettività e potere non ha funzionato più.

Ma dove eravate mentre vi facevano questo !!

 

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